"Talvolta anche il destino degli esseri umani può sembrare curioso. E' strano osservare le persone qualunque - l'impiegato di banca, lo spazzino, la ballerina non più giovane in seconda fila - e pensare all'interminabile storia che hanno alle spalle, e alla lunga, lunghissima serie di eventi fortuiti con cui, partendo dal brodo primordiale, il corso delle cose li ha portati a trovarsi proprio qui e proprio ora. Dato che sono state necessarie tante mirabolanti vicissitudini al puro scopo di farli convergere, verrebbe da pensare che essi siano pregni di un significato straordinario; si direbbe che essi abbiano una qualche importanza per lo Spirito Vitale, o chiunque sia che li ha creati. Ma poi basta un mero accidente perchè il filo si spezzi. La vicenda iniziata insieme al mondo finisce bruscamente, e ha tutta l'aria di non significare nulla. La storia raccontata da un idiota. E non è strano che una sorte tanto drammatica sia scatenata da una causa così banale?
Un episodio qualsiasi, di nessun conto, ha conseguenze incalcolabili. Sembra proprio che la cieca sorte governi ogni cosa. Le nostre azioni più marginali possono influenzare profondamente le vite di persone a noi del tutto estranee: ciò che vi sto per raccontare non sarebbe mai accaduto se non avessi attraversato la strada. La vita è oltremodo fantastica, e bisogna avere un senso dell'umorismo tutto speciale per trovarla divertente."
Nonostante tutto, la mia cocciutaggine mi impone di portare avanti il mio progetto di "rinfrescare" e dare finalmente un'anima anche a questo secondo blog.
Perciò, anche se il tempo a disposizione è sempre poco, ma nella mia mente le idee frullano a decine, ho deciso di avviare quella che sarà una seconda "rubrica" (la quale, ahimè, temo che avrà un andamento un tantino discontinuo, come l'altra) da dedicare, di volta in volta, ad un personaggio femminile che, perlomeno secondo il mio modesto parere, lascia in qualche modo un segno.
"Donne di carta", dunque. Creature effimere nate dall'inchiostro e dalla mente di autori di oggi o di ieri, eppure donne forti, consistenti, con un'anima che le rende in un certo senso "vive".
Difficile scegliere da dove iniziare, tra le tante, meravigliose figure che la letteratura di oggi e di ieri i propone; eppure io in un certo senso non ho avuto dubbi. Scelgo di iniziare da lei, dalla splendida, inquieta, riservata Ann Deverià di Oceano Mare.
Una donna che passeggia solitaria su una spiaggia deserta, avvolta in un mantello viola scosso dal vento salmastro; questa l'immagine ricca di impatto con cui Ann Deverià compare in scena.
Lei, come gli altri ospiti della Locanda Almayer, giunta in quel luogo remoto in cerca di una qualche guarigione. Lei così affascinante, così apparentemente sana, così misteriosamente riservata, eppure così fragile, tanto da ricercare anch'essa quel potere terapeutico del mare che ha spinto tutti in quella piccola, sperduta locanda.
E da cosa, esattamente, deve guarire, una come Ann Deverià? Da quello che, tutto sommato, è ed è stato il male di tante donne, nel tempo. L'assenza di desideri. L'assenza di passione. L'assenza di amore, sacrificato in nome di una qualche più o meno discutibile convenienza.
Ann è una donna che pacatamente riflette su sè stessa, rimette in discussione la propria vita e cerca di rinascere. Lo dice lei stessa, in una lunga passeggiata sulla spiagga, aspirando forte l'odore del mare:
"Io non volevo essere felice, questo no. Volevo.. Salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però, troppo tardi l'ho capito."
Qui, in questo lungo monologo durante la passeggiata con la bella Elisewin, si condensa l'essenza dell'animo di Ann Deverià. Qui finalmente apre il suo cuore, e lascia uscire il tormento che l'ha condotta in riva al mare, in fuga da una vita che non sente più sua, in cerca di sè stessa. Ann è una donna tormentata che cerca di rinascere, una donna imperfetta, una donna che paga certamente le conseguenze delle sue stesse scelte, una donna imprigionata in un matrimonio infelice ed in una vita che non sente più sua.
Adoro questa sua fragilità, questo suo essere una donna come tante, non un'eroina perfetta, non un modello convenzionale, eppure una straordinaria figura femminile.
Straordinaria ancor più quando, di fronte al riaffacciarsi nella sua vita di una passione tutto sommato ancora ardente, Ann rivendica innanzitutto il suo essere libera. Il suo essere sè stessa, l'aver ritrovato una sua dimensione.
Ora, non voglio nemmeno svelare troppi dettagli sulla storia, in fondo qualcuno potrebbe non averla letta e finirei per rovinare in parte il gusto della lettura.
Diciamo solo che ciò che ho adorato in questo personaggio sono proprio i suoi contrasti.
Il suo saper stare da sola - condensato nell'immagine di lei e del suo mantello viola sullo sfondo del mare - che non è frutto di depressione nè di instabilità quanto piuttosto di un ritrovato equilibrio.
Il suo coraggio di abbandonare il passato per rimettersi in gioco, e rifiorire.
La sua fragilità estrema, eppure la sua solidità nell'affontare da sola la ricerca di una nuova vita.
L'introspezione. Il fascino. La forza dell'equilibrio.
immagine tratta da Pinterest
Sarà che ho letto questo libro in una fase particolare della mia vita, in un momento in cui anche io mettevo in discussione parecchi aspetti di me stessa e mi sentivo pronta a voltare pagina e riprendere in mano me stessa, prima che la mia vita. Sarà che la penna di Baricco riesce a toccare corde particolari.
Sarà un'insieme delle due cose, ma questo personaggio l'ho sentito particolarmente vicino, come di rado mi accade.
E forse il parallelismo è un tantino azzardato, ma da Ann Deverià la mia mente vola inevitabilmente al bellissimo brano di Jack Folla sulle Donne in rinascita, sentito e risentito, per carità, un tantino scontato, ma sempre tremendamente bello.
Ecco, Ann Deverià è bellissima perchè è così. Una donna che per un motivo o un altro ha fallito, che sente di vivere una vita che non le appartiene, una donna che sente di voler vivere davvero, con passione, a costo di essere additata e condannata per i suoi desideri. Una donna che tocca il fondo, e cerca di rialzarsi, cercando di ripartire da sè stessa prima ancora di avviare una nuova relazione.
Un personaggio, a mio modesto avviso, di una bellezza sconvolgente.
Qualche tempo fa attirò la mia attenzione il titolo di un brevissimo articolo apparso sull'Huffington post, il quale recitava: "La poesia 'Se' di Kipling è l'eredità che tutti i figli dovrebbero ricevere dai propri padri.
Da tempo rimurginavo su questa frase, ripetendo che avrei dovuto dedicare un post a questo tema, ed anzi, a tutti quei classici un tantino "messi da parte" che invece meriterebbero di tornare alla ribalta per i loro valori straordnariamente attuali.
Mettiamoci poi anche il fatto che questo blog, nato come "costola"un tantino sfortunata del mio blog "Mete d'Inchiostro", avrebbe dovuto essere nelle intenzioni il luogo in cui condividere brevi citazioni e soprattutto approfondire quelle discussioni che avrebbero appesantito troppo le recensioni, ma che poi di fatto non è mai decollato, a causa di una serie di impegni e vicissitudini della mia vita privata che mi hanno tolto parecchio tempo libero, allontanandomi per un po' dalla blogosfera.
Ma ora che - a quanto pare - sono riuscita a ritagliarmi di nuovo piccoli scampoli di tempo per rintanarmi in questo mio angolo virtuale, perchè non riprendere in mano anche questo blog, dandogli finalmente vita?
Proviamo dunque a cominciare da qui: da Kipling e da una rubrichetta che avrà una qualche cadenza non ben definita (ahimè) nella quale proporrò quelli che sono - a mio modestissimo parere - i classici da recuperare, ed i messaggi senza tempo che questi ultimi contengono.
Dunque, dicevamo, Rudjard Kipling, premio Nobel per la letteratura nel 1907 per "Il Libro della Giungla", cittadino britannico nato in India nel 1865, scrittore, giornalista, viaggiatore. (Rimando a Wikipedia per i dettagli biografici)
immagine tratta da Wikipedia
Di lui ci restano straordinari romanzi d'avventura come, appunto "Il Libro della Giungla" e come "Capitani Coraggiosi"; ma ci resta anche la dolcissima, struggente "lettera al figlio" (nota universalmente come "SE"), poesia scritta nel 1895 e tutt'ora un condensato straordinario di insegnamenti.
Poesia che, concordo pienamente con Huffington Post, tutti noi dovremmo leggere e rileggere ai nostri figli.
IF
If you can keep your head when all about you
Are losing theirs and blaming it on you;
If you can trust yourself when all men doubt you,
But make allowance for their doubting too:
If you can wait and not be tired by waiting,
Or being lied about, don't deal in lies,
Or being hated, don't give way to hating,
And yet don't look too good, nor talk too wise;
If you can dream—and not make dreams your master;
If you can think—and not make thoughts your aim,
If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two impostors just the same:
If you can bear to hear the truth you've spoken
Twisted by knaves to make a trap for fools,
Or watch the things you gave your life to, broken,
And stoop and build 'em up with worn-out tools;
If you can make one heap of all your winnings
And risk it on one turn of pitch-and-toss,
And lose, and start again at your beginnings
And never breathe a word about your loss:
If you can force your heart and nerve and sinew
To serve your turn long after they are gone,
And so hold on when there is nothing in you
Except the Will which says to them: "Hold on!"
If you can talk with crowds and keep your virtue,
Or walk with Kings—nor lose the common touch,
If neither foes nor loving friends can hurt you,
If all men count with you, but none too much:
If you can fill the unforgiving minute
With sixty seconds' worth of distance run,
Yours is the Earth and everything that's in it,
And—which is more—you'll be a Man, my son!
Cosa altro occorre aggiungere? Personalmente, la adoro, La conosco a memoria (in inglese, non so perchè ^_^) , la ripeto a me stessa nei momenti di stanchezza mentale, tutta intera o solo alcuni passaggi. Trovo che tocchi tutti gli aspetti fondamentali della vita umana:
Se saprai mantenere la testa sulle spalle,
quando tutti perdono la loro e se la prendono con te;
Se sai credere in te stesso quando gli altri dubitano di te,
ma prendere comunque in considerazione il loro dubbio;
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O, vittima di calunnie, non cederai anche tu alla calunnia;
O, se odiato, non lascerai spazio anche tu all'odio;
e tuttavia non ostentare mai troppa bontà o troppa saggezza;
Se saprai sognare - senza che il sogno diventi il tuo padrone;
E saprai pensare - senza che il pensiero diventi il tuo unico scopo;
Se saprai incontrare il Trionfo e la Sconfitta
e trattare allo stesso modo entrambi questi due impostori;
Se sarai in grado di sopportare che la verità da te pronunciata
venga dilaniata da coltelli per farne trappole per gli stolti;
O vedere le cose per cui hai dato la vita distrutte,
e fermarti a ripararle con utensili logori.
Se saprai fare un mucchio di tutte le tue fortune
e rimetterle in gioco in una mano di "testa o croce"
E perdere tutto, e ricominciare da capo,
senza mai dire nulla della tua sconfitta;
Se saprai costringere il tuo cuore, i tuoi nervi ed i muscoli
a servire il tuo scopo, anche quando sono da tempo esausti,
ed insistere, quando in te non c'è più nulla
eccetto la Volontà che dice loro "tenete duro!"
Se saprai parlare con le folle mantenendo la tua virtù,
e camminare con i re rimanendo te stesso;
se nè i nemici, nè gli amici più cari potranno ferirti,
se per te tutti gli uomini avranno un valore, ma nessuno ne avrà troppo;
Se sarai in grado di riempire ogni inesorabile minuto
di sessanta secondi pieni di valore,
tua sarà la Terra e tutt ciò che è sopra di essa,
e - cosa ancora più importante! - sarai un Uomo, figlio mio.
Da brividi. Semplicemente, il mondo sarebbe un posto diverso e migliore, se tutti noi ci attenessimo a questi pochi, solidi insegnamenti.
...che muta
incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi
l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora
cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo
passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il
dio della morte prima dell'alba. Perché quel vento non è qualcosa che è
arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel
vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel
vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far
entrare la sabbia.
.. e tutti abbiamo esitato e inciampato sulla soglia. E se i nostri maestri ci avessero schernito, invece di aiutarci, saremmo ancora qui a esitare e a inciampare.
EMILY BRONTE - Cime Tempestose
... con questa citazione partecipo alle due settimane dedicate alle sorelle Bronte, promosse dal blog "Cipria&Merletti"...
... sorgi, e dagli avversari difenditi opponendo di fronte il petto, contro gli assalti dei nemici ergendoti vicino saldamente: e se vinci non gloriarti apertamente, e vinto non abbatterti in casa a piangere. Ma delle gioie gioisci e delle sventure addolorati non eccessivamente: sappi quale ritmo governa gli uomini.
Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così... Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo.. salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E' lì che ti salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi ero fatta tanto di quel male che non te lo puoi nemmeno immaginare.
.... la nostra parte di mattino; di immensa gioia riempire il nostro spazio, il nostro spazio riempire di disprezzo. qui una stella, là un'altra stella. Qualcuno smarrisce la via! Qui una nebbia, lì un'altra nebbia; poi, il giorno!!!!!